Prima di affrontare questo argomento è bene soffermarci brevemente sul significato di etica e di scienza.
Etica deriva dal greco ètos che vuol dire consuetudine, costume, comportamento, cioè lo studio dei principi che sono alla base della condotta umana, considerata dal punto di vista della giustezza del comportamento rispetto a norme obiettivo e alla coscienza.
L’inizio della speculazione etica in modo sistemico si deve a Socrate che per primo pose il problema della condotta dell’uomo rispetto alla società e all’ambiente.
Nella società greca fu intesa sul piano pratico cioè prevalentemente sociale e politico; l’uomo etico, quindi virtuoso, era il cittadino ossequioso delle leggi civili, delle regole religiose e della tradizione. In seguito fu interpretato in modo più speculativo come la ricerca della felicità che poteva essere raggiunta o con la conoscenza di se stesso (Socrate), o con la piena adesione all’armonia sociale e psichica (Platone), o tramite la ragione (Aristotele), o con il dominio dei sensi e la vittoria sulle passioni (Stoicismo).
Il cristianesimo spostò l’etica sul piano prettamente spirituale e teologico, come comportamenti ricondotti al fine religioso dell’ossequio del verbo per il raggiungimento del premio eterno. Dal rinascimento in poi si riaffacciano nuove prospettive, guidate e stimolate dalla visione umanistica della vita o dalla visione sociale affacciatasi con Marx ed Hegel.
L’etica quindi è in rapporto spazio temporale con la società, cioè è la risultante di quell’unione di ambiente e comportamenti, che consentono all’uomo di difendersi da ciò che più gli fa paura; la morte, il dolore, la sofferenza , l’angoscia del divenire, la paura dei pericoli derivanti dall’ambiente che lo circonda e quindi ci permette di vivere in gruppi, in società con minor frizioni possibili.
Le nostre paure, dovute al nostro inconscio e al finito del nostro essere, nonché al nostro reale che ci fa vedere pericoli che spesso non siamo in grado di spiegare e di capire ma che rimangono immanenti su di noi, ci costringono ad individuare ed allearci con ciò che racchiude in se la potenza, il più forte in assoluto, la divinità, che riesca a proteggerci e a spiegare ciò che per noi è inspiegabile.
L’ètos dunque è l’alleanza rassicurante e protettiva con il vero potere esistente (Dio).
Etica indica il vivere in un posto rassicurante in cui si è in accordo e non in contraddizione con la vera potenza.
Scienza deriva dal latino scientia che significa conoscenza.
La scienza nasce anch’essa dalla paura e dalla necessità di sicurezza.
La scienza non è altro che l’insieme e lo sviluppo delle tecnologie messe in atto per non aver paura, per la nostra sicurezza ed in ultima analisi per poter sopravvivere nel miglior modo possibile in un ambiente avverso.
Etica e scienza sembrano distinte. La prima finalizzata a rassicurazione di ordine più metafisico, filosofico, spirituale, l’altra invece a rassicurazioni materiali e di sopravvivenza fisica; quindi non dovrebbe esserci nessun contrasto, nessuno scontro tra etica e scienza, al massimo scontro tra etiche diverse dove la scienza dovrebbe essere solo la fornitrice di argomenti al centro degli scontri.
Questo tipo di equilibrio è sopravissuto per millenni, adeguandosi periodicamente con la conoscenza e la modificazione dell’ambiente, con momenti di frizione, spesso violenta, quando l’etica, prevalentemente religiosa, si è scontrata con alcune scoperte scientifiche che mettevano in apparente crisi la visione letterale del credo.
Ma quando la scienza si è trasformata ed è diventata sempre più potente, sempre più rassicurante acquistando la prerogativa di potenza ed in alcuni casi di vera potenza, inducendo molti individui a sostituire la forza del divino alla forza della scienza, sentita come magica, risolutiva, onnipotente in grado di allontanare la paura, più vicina e controllabile della divinità trascendente lontana e non controllabile, ecco che la scienza da estranea all’etica, ma avendo origine identiche, si trasforma in vera potenza e quindi diviene essa stessa parte integrante dell’etica.
I popoli arcaici si affidavano a potenze magiche intermediate e garantite da stregoni e sciamani che facevano da ponte tra l’uomo ed il divino, questo tipo di rapporto è stato sostituito nel mondo occidentale dal monoteismo mediato da varie tipologie di sacerdoti.
Questa potenza è entrata in crisi e tende progressivamente a disgregarsi trasformandosi in una moltitudine di sette e credi in competizione tra loro o nella potenza della scienza.
Oggi le masse per risolvere i propri problemi e le proprie angosce fanno meno ricorso alle magie od al divino e si rivolgono sempre più al medico, all’architetto, allo scienziato, facendo ciò mantengono sempre una alleanza tra uomo e potenza sia essa divina o tecnica divinizzata.
In tutte le religioni vi è un individuo che ha paura e aspira a vivere in un mondo sereno.
Per far ciò si vincola e promette di ubbidire a qualche essere che ritiene forte a cui richiede protezione e gli assicuri quindi la sopravvivenza, l’uomo immagina un essere potente che detta delle regole e lo proietta al di fuori di sé nel trascendente.
L’uomo tenta di seguire le regole imposte, si adopera ad una disciplina e quindi convive in una società, ma è pronto a giustificare le disgrazie e le avversità patite attribuendole all’ira della divinità per la mancata osservanza delle regole da essa indicate.
La punizione, invece di indebolire la potenza, la amplifica, sia perché aumenta la paura per la potenza sia perché la potenza è vissuta come vicina, interessata a noi, che ci segue e corregge, quindi che ci ama. Questo rapporto fra comportamenti umani e divino è destinata a perdurare all’infinito, mutando nei suoi termini e nelle sue modalità, ma mantenendo immutato il suo valore. Ciò è dovuto prevalentemente al fatto che l’uomo è finito, mentre le sue paure sono infinite, in quanto alimentate da un finito molto più grande del suo finito che forse potremmo chiamare infinito.
Ho detto.
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