Atb16a nessuno può essere sfuggito l’importanza del numero Tre nel rituale in camera di apprendista. Tre sono le domande a cui risponde il profano nel testamento, Tre l’età simbolica del grado, Tre i colpi di maglietto, Tre i colpi di batteria, Tre i passi per l’ingresso nel tempio, il trinomio “Libertà – Uguaglianza, Fratellanza”, il delta luminoso alle spalle del M.V., Tre le volte che i fratelli si mettono all’ordine prima dell’accensione delle, ancora una volta, Tre le luci. Il Tre non è solo un importante simbolo del grado, ma un fondamentale criterio organizzativo, un sistema concettuale o filosofico o sapienziale, di cui tutto il rituale d’apertura è imbevuto; e questo criterio si applica sia ai singoli elementi, come l’età del grado e così via, sia a tutto l’insieme. Non dilungandomi troppo sul significato del numero Tre, non sfugge la complessità della simbologia adottata nel numero, nella forma e nella rappresentazione.

Nel rituale di apertura, dalla luce originaria all’oriente, come se ne fossero un’emanazione, vengono progressivamente a manifestarsi gli archetipi del lavoro massonico attraverso l’accensione dei Tre ceri da parte dei Tre dignitari. Le Tre Luci, Saggezza, Forza e Bellezza rappresentano i pilastri che il Massone Libero Muratore deve sempre perseguire, all’interno della Loggia come all’esterno nel mondo profano. Nella sala dei passi perduti Il Maestro delle Cerimonie invita i Fratelli ad abbandonare i metalli prima di entrare in Tempio, proprio per sottolineare che nel Tempio, ed in genere durante i lavori di Loggia, occorre riferirsi ad altri valori, le Tre Luci per l’appunto, spesso non riscontrabili nel comportamento della società profana.

L’accensione delle Tre Luci da parte del M.V., del 1° Sorvegliante e del 2° Sorvegliante è significativa del risveglio della Loggia, il M.V incarnerà in se la Saggezza, il 1° Sorvegliante incarnerà in se la Bellezza ed il secondo Sorvegliante incarnerà in se la Forza. Queste sono da considerare come altrettante manifestazioni o, se si preferisce, come “funzioni universali” del G.A.D.U.

Il M.V. grazie alla propria saggezza dosa l’alternarsi di pausa-lavoro e stabilisce il ritmo del Lavoro Iniziatico, scandendo i tempi della vita massonica, presiede, governa e rappresenta la Loggia affinché tutto sia giusto e perfetto.

Il simbolismo costruttivo, su cui si fonda la nostra Arte, ci suggerisce che il primo atto che si richiede per edificare sta nel progetto (Saggezza); successivamente la costruzione deve essere elevata con rigorosa garanzia di solidità (Forza); da ultimo, ma nella realtà agendo durante tutta la fase di costruzione, sta la cura della parte più esteriore dell’edificio (Bellezza). Ed ecco quindi il ragionato e coerente dipanarsi di Saggezza, Forza e Bellezza conformemente allo svolgersi dei lavori massonici: la Saggezza ha la funzione d’«illuminarli», la Forza di renderli «saldi», e, infine, la Bellezza di «compierli».

Lo stesso simbolismo viene rappresentato tramite la presenza nel tempio dei simulacri di tre divinità:

  • Minerva (Saggezza) posta alla destra del M.V.
  • Venere (Bellezza) presso il 1° Sorvegliante
  • Ercole (Forza) presso il 2° Sorvegliante

Inoltre ad ogni Archetipo corrisponde un Ordine Architettonico:

• Alla Saggezza, più vicina all’Oriente del Tempio: “L’Ordine Ionico”, il più equilibrato; la cui colonnina è nei pressi del M.V.

• Alla Forza, legata al lato maschile e Solare del Meridione: “L’Ordine Dorico”, imponente, la cui colonnina è nei pressi del 2° sorvegliante.

• Alla Bellezza, legata al lato Lunare e femmineo del Settentrione: “L’Ordine Corinzio”, il più armonioso e grazioso. La cui colonnina è nei pressi del 1° sorvegliante.

La Saggezza, la Forza e la Bellezza sono anche i Tre simboli di formazione che dal grado di Apprendista portano a quello di Maestro Libero Muratore. La Saggezza, frutto dell’esperienza, sintesi di quel incessante lavoro fra ragione, istinto e sentimento che affligge l’uomo nel processo decisionale; gli permette di orientarsi nella luce come nelle tenebre. La Forza della ragione evita il pregiudizio, da sola però potrebbe portare a qualsiasi decisione, il bene potrebbe diventare male, il male potrebbe diventare bene. Il pensiero massonico sa che il bene ed il male non sono categorie assolute. La Bellezza, per mezzo della quale ci avviciniamo all’espressione dell’arte, ci guida intuitivamente verso quella dimensione che la nostra ragione non può comprendere. Non possiamo infatti razionalmente capire perché ci piace un quadro, una scultura o un oggetto di uso comune. Non possiamo negare il sentimento che viene dal cuore come entità contrapposta alla ragione, che identifichiamo come amore. La Bellezza comporta la formazione, nel Massone, di una cultura Estetica, tramite un lavoro di trasformazione nell’identità dell’individuo. E’ un processo di assimilazione e di apprendimento verso il linguaggio dell’altro in tutte le sue manifestazioni, che ne modifica il modo di sentire e di valutare ed arrivare alla comprensione del proprio gusto estetico.

La Forza compete agli Apprendisti e quindi al Secondo Sorvegliante che fa loro da guida. L’Apprendista deve trovare la propria forza interiore e imparare a usarla per vincere i propri difetti e la propria pigrizia mentale. Senza la forza interiore l’iniziato non può proseguire, non può sgrezzare quella pietra che in futuro servirà alla costruzione del tempio. Ecco dunque anche il perché la colonna degli apprendisti porta quel nome, Boaz (בעז, “con la Forza”) ed ecco perché fin dai tempi di Salomone essa fu posta nel Tempio al fine di ricordare agli iniziati l’importanza della Forza.

Ho detto.

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